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DIRETTIVA CASE GREEN: PERCHE’ E’ INUTILE E IRREALIZZABILE

L’approvazione in Ue preoccupa gli esperti del settore immobiliare. Per Spaziani Testa (Confedilizia), la norma è “irrealistica”. La direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici, meglio nota come direttiva “case green”, è stata infine approvata. Che cosa prevede, in particolare? Le disposizioni chiave sono due

1. La prima è contenuta nell’articolo 1 del provvedimento, che stabilisce il suo oggetto e le sue finalità: “La presente direttiva promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all’interno dell’Unione per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto delle condizioni locali, delle condizioni climatiche esterne, delle prescrizioni relative alla qualità degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il profilo dei costi”. Dunque, il progetto sarebbe quello di giungere a “un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050”. Concretamente realizzabile? Ne dubitiamo fortemente. Utile? Ne dubitiamo altrettanto. Al proposito, è interessante riferire il pensiero del Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, che in un’intervista pubblicata su Italia Oggi il 15 marzo così si pronuncia: “L’Europa ha molto inquinato in passato, ma oggi contribuisce solo per il 7% alle emissioni di CO2 globali e non cambia molto se facciamo le case green piuttosto che le auto green. Al netto del discorso sui costi che ricadranno sui cittadini, perché questa operazione non è gratis come non lo è stato il 110%, potremo rendere più gradevole la vita nelle città, inquinare meno in futuro ma senza cambiare il destino del mondo che è nelle mani di Cina, Asia e Stati Uniti”. Ma sull’obiettivo emissioni zero va segnalato anche quanto ha scritto Chicco Testa – ambientalista non estremista – sul Foglio del 13 marzo: “Lasciamo pur stare il 2050, quando tutti gli edifici dovranno essere a emissioni zero, il che implica che scompaiano completamente i riscaldamenti a gas o a gasolio, per non parlare del carbone, ma che anche tutta l’elettricità usata nelle abitazioni sia di origine rinnovabile. Vabbè, chissà che succederà da qui al 2050”.

2. La seconda disposizione è presente nell’articolo 9 e stabilisce così: “Gli Stati membri provvedono affinché il consumo medio di energia primaria in kWh/(m2.a) dell’intero parco immobiliare residenziale: a) diminuisca di almeno il 16 % rispetto al 2020 entro il 2030; b) diminuisca di almeno il 20-22 % rispetto al 2020 entro il 2035; c) entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni, sia equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivato da un progressivo calo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero”